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Spaziali architetture coloristiche

Luigi Ravasio, Spaziali architetture coloristiche
L’artista bergamasco di 88 anni torna con una personale sabato 10 marzo, nello spazio culturale “in dispArte” di via Madonna della neve 3. Fino al 24 marzo. Ingresso libero

Ha iniziato a dipingere nella seconda metà degli anni Settanta e all’alba dei novant’anni non smette di studiare, produrre, proporre. Luigi Ravasio torna a esporre a un anno di distanza nello spazio culturale “in dispArte” di via Madonna della neve 3 a Bergamo. La mostra viene aperta al pubblico sabato 10 marzo e sarà visitabile fino al 24 marzo 2018. L’ingresso è libero.

Meticoloso, curioso, appassionato. Luigi Ravasio a 88 anni mantiene forte la passione per il colore, per le linee, per le geometrie, per la matematica. Ogni suo lavoro è il frutto di analisi scientifica e filosofica. Non improvvisa, mai. Prima su un foglio disegna forme, drappi, linee, curve. Ognuna ha una posizione specifica, è il risultato di un calcolo. Poi fa il bozzetto. Da qui la tela.
Realizza le opere nello studio ricavato tra il sottotetto e la cantina della sua abitazione a Bergamo alta. Sale e scende le strette scale, ma la sua passione è per lui una carica di energia che gli permette di non sentire gli acciacchi dell’età. Lucido, appassionato, curioso, Luigi Ravasio dipinge da quando era ragazzo e ha cercato di trasmettere la passione anche ad altri.
Conserva ogni studio e ogni bozzetto in grandi libri che ogni tanto mostra agli amici più cari. Non è geloso delle sue opere, perché gli piace parlarne, raccontarle, spiegarne di ciascuna il senso. “Ogni mio quadro ha un titolo – dice Ravasio – perché ogni lavoro ha un suo significato. Però può essere cambiato da chiunque lo osservi. Perché ognuno di noi può dare un significato diverso a ciò che vede e quindi decidere il suo titolo”.

Nato a Bergamo nel 1930, l’artista inizia la sua attività nella stampa per l’editoria realizzando i primi esercizi grafici a sanguigna, carboncino, penna e tempera. Nel 1948, ha l’occasione di sperimentare il linguaggio astratto nella pittura realizzando – su richiesta di padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano – cento tavole di variazioni su combinazioni cromatiche a soggetto astratto, da utilizzare per test psicoattitudinali.
Frequenta poi lo studio dello scultore Giovanni Avogadri così come le lezioni di discipline geometrico-architettoniche di Luigi Plebani Madasco. I numerosi viaggi in Italia e all’estero portano Luigi Ravasio in contatto con le maggiori correnti pittoriche artistiche in campo internazionale e gli forniscono l’occasione di studiare quelli che possono definirsi i suoi maestri: Mondrian, Calder, Albers, Escher, i Costruttivisti russi e il Futurismo.

È del 1975 la sua prima esposizione di lavori astratti, presentata alla galleria d’arte “Il Capricorno”. Negli anni successivi ha continuato a esporre le sue opere in numerose occasioni, sia in diverse città italiane, sia all’estero, in Germania, Svezia, Canada, Olanda e Spagna.

“Una tela di Luigi Ravasio – sottolinea la critica Daniela Ferrati – è una poetica pittorica che sembra rintracciare linguaggi filosofici, logico-matematici, comunicando nello stesso tempo armonie universali e profonda spiritualità”.